Francesco invita i cattolici ad essere fedeli alla Santa Sede

Fonte: FSSPX Attualità

Dom Prosper Guéranger

Papa Francesco ha indirizzato un messaggio a Dom Geoffroy Kemlin, abate di Saint-Pierre de Solesmes, in occasione del 150° anniversario della morte di Dom Prosper Guéranger (1805-1875), reso pubblico il 30 gennaio 2025.

In questo messaggio, il Sommo Pontefice ha voluto "sottolineare due aspetti del carisma [di Dom Guéranger] ricevuto per l'edificazione di tutta la Chiesa che corrispondono a due esigenze attuali della Chiesa: la fedeltà alla Santa Sede e al successore di Pietro, in particolare nell'ambito della liturgia, e la paternità spirituale".

Il Papa è pronto ad attribuire la filiazione della costituzione Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II - una costituzione sulla liturgia promulgata da Papa Paolo VI il 4 dicembre 1963 - a Dom Guéranger. Ricorda che l'opera di riabilitazione della liturgia della Chiesa da parte del restauratore di Saint-Pierre de Solesmes lo portò a incoraggiare il "ritorno delle diocesi di Francia all'unità della liturgia romana".

Ebbero come frutto anche L’année liturgique, scritto dallo studioso benedettino "per rendere accessibile ai sacerdoti e ai laici la bellezza e la ricchezza della liturgia". Francesco cita poi Dom Guéranger che presenta l'opera nella sua prefazione: "La preghiera della Chiesa è la più gradita all'orecchio e al cuore di Dio, e quindi la più potente. Beato chi prega con la Chiesa".

E per richiamare tutti i battezzati alla "fiducia filiale e alla docile collaborazione cum Petro et sub Petro", affinché la Chiesa, fedele alla sua Tradizione viva, continui ad elevare "un'unica e medesima preghiera capace di esprimere la sua unità".

Per la cronaca, la costituzione Sacrosanctum concilium, primo documento del Concilio Vaticano II, è il testo che traccia le grandi linee da cui gli organismi postconciliari trarranno la nuova liturgia (44-45).

Di fatto, si tratta di una trasformazione radicale della liturgia. In particolare, annuncia la revisione della Messa (50), un nuovo rito della concelebrazione (58), la revisione dei riti del battesimo (66), della cresima (71), della penitenza (72), delle ordinazioni (76), del matrimonio (77), dei sacramentali (79), ecc.

Cosa dice Dom Guéranger?
Nel discorso del Papa, a Dom Guéranger viene chiesto di giustificare il Motu proprio Traditionis custodes, e non si tratta certo di presentare il suo vero pensiero, che tuttavia non è difficile da comprendere, se ci si prende la briga di esaminare i suoi scritti.

Per riportare il clero alla conoscenza e all'amore della liturgia romana, l'abate di Saint-Pierre de Solesmes pubblicò le Institutions liturgiques, vero compendio della storia della liturgia, di rara erudizione e sano giudizio. Nel capitolo quattordici del primo libro delle Institutions liturgiques, Dom Guéranger caratterizza lo spirito antiliturgico nelle sue diverse manifestazioni parlando di eresia.

Sotto il nome di eresia antiliturgica, egli descrive uno spirito, un atteggiamento che "è nemico delle forme di culto". Procede essenzialmente attraverso la negazione e la distruzione, che includono ogni trasformazione che sconvolga fino al punto di sfigurare. Essa nasce sempre da una volontà profonda che mira alle credenze stesse, a causa dell'intimo legame tra liturgia e credo, lex orandi e lex credendi. Dom Guéranger non esita a definire settari coloro che in qualsiasi momento si sforzano di distruggere la liturgia.

Dom Guéranger esplora la storia della Chiesa e nel protestantesimo scopre la quintessenza dell’eresia antiliturgica. Per questo egli propone una sistematizzazione di questo atteggiamento in dodici punti, chiave per comprendere la rivoluzione liturgica intrapresa dal Concilio Vaticano II. Poiché non possiamo presentare questo capitolo nella sua interezza, riprenderemo qui alcuni punti particolarmente illuminanti.

Traditionis custodes smascherata da Dom Guéranger
"La prima caratteristica dell'eresia antiliturgica è l'odio per la Tradizione nelle formule del culto divino". Il motivo è chiaro: "Qualsiasi settario che desideri introdurre una nuova dottrina si trova infallibilmente al cospetto della Liturgia, che è la Tradizione al suo massimo potere, e non può riposare finché non ha messo a tacere questa voce, finché non ha strappato queste pagine che contengono la fede dei secoli passati". Il modernismo, volendo introdurre le sue dottrine perniciose, non poteva ignorare la liturgia: doveva essere corrotta o non avrebbe avuto successo.

Il secondo principio, continua Dom Guéranger, è quello di voler sostituire le formule di stile ecclesiastico con letture della Sacra Scrittura. Ciò serve a mettere a tacere la voce della Tradizione che la setta teme più di ogni altra cosa; e questo fornisce un mezzo per propagare le proprie idee attraverso la negazione o l'affermazione.

Per negazione, "passando sotto silenzio, mediante una scelta abile, i testi che esprimono la dottrina opposta agli errori che si vogliono far prevalere; per affermazione, evidenziando i passi troncati che mostrano solo un lato della verità". Questo principio venne applicato nel Novus ordo missæ promulgato da Paolo VI: con l'aggiunta di testi della Sacra Scrittura da una parte, e con la soppressione o modificazione delle antichissime e venerabili preghiere del messale romano.

Quattro esempi: la soppressione dell’offertorio romano, considerato un “doppione”; l'espressione di disprezzo per le cose di questo mondo – despicere terrena – che si ritrova almeno 15 volte nel Messale tridentino, e che si ritrova una sola volta nel nuovo Messale; la scomparsa della menzione dell'anima nella messa da requiem; e infine l'eliminazione di una parte del Kyrie.

Il quarto principio, descritto dall'abate restauratore di Solesmes, è "una contraddizione abituale con i propri principi. Così, tutti i settari, senza eccezione, cominciano rivendicando i diritti dell'antichità [ciò che Pio XII condanna tra i moderni come "archeologismo"]; non vogliono altro che cose primitive e pretendono di riportare l'istituzione cristiana alla sua origine".

"A questo scopo, potano, cancellano, tagliano, tutto cade sotto i loro colpi, e quando ci aspettiamo di veder riapparire il culto divino nella sua purezza originaria, ci troviamo appesantiti da nuove formule che risalgono a ieri, che sono incontestabilmente umane, poiché chi le ha scritte è ancora vivo."

Il quinto principio è quello di "eliminare dal culto tutte le cerimonie, tutte le formule che esprimono misteri". Dom Guéranger prosegue: "Non c’è più un altare, ma semplicemente una tavola; non c'è più sacrificio, come in ogni religione, ma solo una cena; non c'è più chiesa, ma solo tempio, come presso i Greci e i Romani; non c'è più architettura religiosa, poiché non ci sono più misteri; non più pittura e scultura cristiana, poiché non c’è più religione sensibile; infine, non c'è più poesia in un culto che non sia fecondato dall’amore o dalla fede".

Il sesto principio afferma che la soppressione delle cose misteriose produce "la totale estinzione di quello spirito di preghiera che nel cattolicesimo è chiamato unzione". La rivoluzione liturgica postconciliare ha prodotto un indebolimento della fede e con esso un inaridimento della pietà, confermato dalla caduta vertiginosa della pratica sacramentale.

L'ottavo principio è così formulato da Dom Guéranger: "Avendo come uno dei suoi obiettivi principali la riforma liturgica l'abolizione degli atti e delle formule mistiche, ne consegue necessariamente che i suoi autori dovettero rivendicare l'uso della lingua volgare nel servizio divino. Questo è quindi uno dei punti più importanti agli occhi dei settari".

Il monaco benedettino continua: "Ammettiamolo, è un colpo da maestro del protestantesimo aver dichiarato guerra alla lingua sacra; se riuscisse a distruggerla, il suo trionfo sarebbe già a buon punto. Offerta a occhi profani, come una vergine disonorata, la liturgia, da quel momento in poi, perse il suo carattere sacro, e il popolo scoprì presto che non valeva troppo la pena estraniarsi dal proprio lavoro o dai propri piaceri per andare ad ascoltare la gente parlare come si parla in pubblica piazza".

Che le autorità ecclesiastiche si degnino di riconoscere che l’avvertimento del fondatore di Solesmes fu davvero profetico.